martedì 24 ottobre 2017

Da Professione docente di novembre, a cura del coordinatore nazionale Rino Di Meglio

Docenti da sette anni orfani del contratto: dal 2009 stipendi fermi
L´ultimo contratto collettivo nazionale del comparto scuola risale al 2009. Da allora è tutto fermo: Aran e sindacati non si sono più seduti al tavolo negoziale per il rinnovo a causa del blocco del contratto di tutti i lavoratori del pubblico impiego entrato in vigore nel 2010. La manovra correttiva targata Tremonti, all´epoca ministro dell´Economia e delle Finanze nel quarto Governo Berlusconi, stabilì il congelamento degli stipendi dei dipendenti statali per il triennio 2011-2013. Una decisione dettata dall´esigenza di contenimento della spesa pubblica e poi protratta dai successivi Esecutivi fino al 2015. Il blocco ha portato ad una perdita di potere di acquisto delle retribuzioni valutabile tra il 10 e il 15%.

Le armi messe in campo dalla Gilda degli insegnanti: le iniziative promosse per sbloccare il contratto
La Gilda degli Insegnanti non è rimasta ferma a guardare in tutti questi anni di mancato rinnovo del contratto durante i quali i docenti, che già sono tra i dipendenti pubblici meno pagati d´Italia e tra gli insegnanti meno retribuiti d´Europa, hanno subìto un progressivo e drammatico impoverimento. Per smuovere la situazione, il nostro sindacato, tramite la Confederazione Generale Sindacale (CGS) di cui fa parte, si è rivolto ai giudici, presentando ricorso contro il blocco reiterato del contratto, contestandone l´illegittimità costituzionale. 
Nel giugno 2015 la Consulta ha emesso una storica sentenza con cui ha sancito "l´illegittimità costituzionale sopravvenuta" del provvedimento a partire dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza stessa, asserendo che è incostituzionale bloccare a tempo indeterminato i contratti.

Lo stato dell´arte: a che punto sono le trattative per l´apertura del tavolo negoziale
Costretto dalla sentenza della Corte Costituzionale, il Governo ha iniziato a stanziare piccole cifre nelle leggi di Stabilità 2016 e 2017. 
Per un intero anno, gli organi di informazione hanno sbandierato questi irrisori stanziamenti come atti risolutivi per gli stipendi, invece soltanto nel mese di marzo la ministra della Funziona Pubblica ha emanato l´atto di indirizzo generale. Ad oggi, mentre scriviamo, l´atto di indirizzo indispensabile per aprire le vere trattative, cioè quello relativo al comparto dell´istruzione, sta procedendo a passo di lumaca. Infatti, annunciato come redatto il 31 luglio scorso, non ha ancora completato i circa due chilometri di distanza che separano Miur, ministero dell´Economia e Presidenza del Consiglio per approdare in via del Corso all´Aran.

Le risorse economiche promesse dal Governo: il piatto piange
L´aumento promesso dal Governo ammonta a 85 euro lordi mensili che, tradotto in cifra netta, corrisponde a circa 40 euro di incremento stipendiale. Infatti dalla cifra promessa va tolto prima di tutto il 24%, cioè gli oneri a carico dello Stato, il cosiddetto lordo Stato; quindi l´11% di ritenute previdenziali a carico del lavoratore ;infine l´Irpef, che nella nostra categoria è mediamente del 30%. Ecco come si arriva a 40 euro che sono un´inezia, considerato che il contratto non viene rinnovato da ben 7 anni. E poi c´è il problema degli 80 euro del bonus Renzi: il 41% dei lavoratori del comparto scuola li perde perché con l´aumento, pur se irrisorio, supera la soglia dei 1.500 euro di reddito. Secondo l´atto di indirizzo generale, il contratto doveva fare in modo di sterilizzare questa situazione. Da alcune dichiarazioni rese dal sottosegretario all´Istruzione, Vito De Filippo, sembrerebbero disponibili sia le risorse necessarie a garantire gli 85 euro lordi mensili di aumento, sia il mantenimento del cosiddetto "bonus Renzi" di 80 euro. Precedentemente, invece, l´Aran aveva spiegato che per colmare la perdita del bonus provocata dall´aumento stipendiale, gli 85 euro lordi di incremento sarebbero stati diminuiti. In base alle ultime notizie, invece, risulta che la cifra da destinare al rinnovo del contratto ammonterebbe a 1,65 miliardi di euro, che si aggiungono agli 1,2 miliardi già stanziati. Con queste magre risorse il Governo pretenderebbe di destinarne una parte anche alla produttività, cioè al Fondo di Istituto. In ogni caso, per avere chiarezza definitiva sulle risorse contrattuali, bisogna attendere la Legge di Stabilità.

La posizione della Gilda: proposte per un contratto dignitoso
I fondi messi a disposizione dal Governo sono ben poca cosa e non colmerebbero la perdita del potere di acquisto provocata da sette anni di mancato rinnovo del contratto. Le risorse destinate al settore scuola potrebbero essere incrementate notevolmente, senza ulteriori oneri per lo Stato, aggiungendo i 200 milioni del bonus per il merito, i 380 milioni della card del docente e i 100 milioni dell´alternanza scuola/lavoro. In questo modo, si raggiungerebbe quota 680 milioni che, divisi per tutti i docenti e il personale Ata, si concretizzerebbe in un ulteriore aumento in busta paga mensile di circa 60 euro lord. La somma totale si aggiungerebbe perciò a quanto attualmente il Governo intende stanziare. 
Quando verrà avviata la trattativa, bisognerà prima di tutto battersi contro i probabili tentativi del Governo di aumentare l´orario di servizio e di toccare gli scatti di anzianità. 
Noi difenderemo con forza il principio che l´ impegno dei docenti è già al massimo e che non si esaurisce certo nel conteggio delle ore contrattuali , così come sosterremo l´ idea che l´ anzianità, e quindi l´ esperienza, è il parametro che indica la professionalità.
Ci batteremo, inoltre, per abbreviare il percorso di carriera: molti colleghi non riescono a raggiungere l´ultimo scatto, quello del trentacinquesimo anno, perché tra laurea, abilitazione e concorso, si arriva all´età della pensione senza riuscire a raggiungere l´ultimo scatto. La nostra proposta consiste nel fissare al trentesimo anno di attività l´ultimo scatto. 
E ancora: chiederemo il riconoscimento, già sancito ampiamente dalla giurisprudenza europea e nazionale,del pre-ruolo uguale per tutti. Stesso discorso per i precari: chiediamo assoluta parità di trattamento rispetto al personale di ruolo, sia come ricostruzione di carriera, sia come diritto, nei limiti della normativa vigente, a tutte le assenze di cui godono i colleghi di ruolo. 
Altra richiesta è la riscrittura delle norme relative al tempo parziale per affermare il principio secondo cui il lavoro gratis non esiste per nessuno. Il tempo è un patrimonio unico che non si può ricreare: quando stipulo un contratto di lavoro, cedo una parte del mio tempo in cambio di una retribuzione e un datore di lavoro non può pretendere più tempo di quello per il quale il lavoratore è pagato. La tendenza allo sfruttamento del tempo degli insegnanti nelle scuole sta raggiungendo livelli intollerabili. Perciò andranno fissati dei paletti riguardanti anche il tempo da dedicare alla formazione che non può essere lasciato all´arbitrio dei singoli dirigenti scolastici e che non può essere prestato gratuitamente.

Elezioni per il rinnovo delle RSU: nel marzo 2018 un appuntamento importante
Nella prossima primavera scadranno in tutte le scuole italiane i mandati delle RSU e si dovrà procedere al loro rinnovo. Si tratta di un appuntamento molto importante perché il risultato di queste elezioni verrà utilizzato anche per misurare la rappresentatività delle singole sigle sindacali. Non sfugge quindi ai colleghi quanto possa essere importante presentare una nostra lista in ogni scuola perché la nostra organizzazione possa avere sempre maggior peso ai tavoli contrattuali.

Misurare la rappresentatività: serve strumento diverso dalle RSU
Abbiamo ritenuto sempre che la misurazione della rappresentatività nazionale sulla base dei voti delle liste delle singole scuole fosse un metodo bizzarro e poco rappresentativo.
Sarebbe in effetti come eleggere il parlamento attraverso elezioni di condominio. Ci auguriamo che prima o poi si individui un sistema più ragionevole di misurazione della rappresentatività, come ad esempio una doppia scheda: una per eleggere la RSU di istituto e l´altra per esprimersi sulla rappresentatività.

Ruolo delle RSU: margini d´azione sempre più ristretti ma baluardo fondamentale nelle scuole
Inutile nascondere che la riforma Brunetta ha ridotto notevolmente le possibilità di intervento delle RSU sottraendo molte materie alla contrattazione di istituto. A ciò va aggiunta la continua retromarcia che il Governo e l´Amministrazione fanno sia rispetto all´informazione sindacale, sia rispetto all´interpretazione sempre più restrittiva delle norme sulla trasparenza. Non possiamo nascondere nemmeno che si tratta di una strategia messa in atto per rendere il ruolo del dirigente scolastico simile a quello di un datore di lavoro privato. 
È una tendenza fortemente regressiva sul piano politico e su quello culturale. 
Tutto questo non deve però indurre a rinunciare ad impegnarsi su questo fronte. Non dobbiamo mai dimenticare che comunque le RSU della Gilda costituiscono la prima linea di tutela professionale e sindacale dei colleghi.

Candidati alle RSU: la loro fiducia è il nostro più grande patrimonio
Chiediamo ancora una volta ai colleghi un impegno politico e culturale nel candidarsi nelle liste delle Rsu. Ringraziamo tutti quelli che accetteranno e che si apprestano a questo compito: con il loro contributo ci daranno la possibilità di contare di più e di tutelare meglio l´intera categoria. Il nostro più grande patrimonio è la loro fiducia.